domenica 1 settembre 2013

ROMEO ET JULIETTE, GOUNOD, ARENA DI VERONA, SABATO 31 AGOSTO 2013, ORE 21,00

L’ultimo titolo in cartellone per il Festival areniano di quest’anno, Roméo et Juliette di Charles Gounod, completa la stagione estiva della lirica veronese con uno spettacolo già collaudato nelle due precedenti stagioni e di sicuro impatto sul pubblico.
Una serata di grandi emozioni, non solo per la storia in sé dell’opera, simbolo di Verona e degli innamorati di tutto il mondo, resa celebre dal capolavoro Shakespeariano, ma anche perché lo spettacolo è stato dedicato alle popolazioni di Emilia, Lombardia e Veneto, colpite dal terremoto nel maggio 2012. Sono stati acquistati infatti dal Consorzio Tutela Grana Padano cinquemila biglietti ed offerti ad altrettanti residenti dei comuni più colpiti, per regalare loro una serata diversa e sicuramente indimenticabile. Un minuto di silenzio è stato osservato da pubblico e musicisti in piedi, prima dell’inizio del primo atto, in ricordo delle vittime del terremoto, seguito poi dall’inno italiano cantato da tutti i presenti insieme al coro, con alcuni rappresentanti della Protezione Civile locale, a chiudere questo momento di commemorazione. Poi, cambio di atmosfera e lo spettacolo ha avuto inizio.

Nonostante quella di Shakespeare sia una tragedia, lo spettacolo pensato da Francesco Micheli ha in sé una leggerezza e spontaneità che pervadono per tutto il suo svolgimento. Del resto giovani e spensierati sono, almeno all’inizio, i nostri protagonisti. Ed anche alla fine della rappresentazione, non è la morte a vincere su tutto, ma il sentimento d’amore che legherà in eterno i due amanti, i quali non cadono esanimi sul palco, ma corrono via passando in mezzo al pubblico verso un’unione felice nell’aldilà. Le luci di Paolo Mazzon sono forti e sgargianti, ma vedono come protagonista principale soprattutto il colore rosso, simbolo di passione e odio al contempo. Inoltre, il conflitto tra le due famiglie vede opposti i colori giallo e blu dello stemma veronese. Non mancano teli dipinti in stile murales sulle gradinate dietro il palco, ed elementi stupefacenti come fuochi sparati da uno pseudo cannone ad elica con ali da pipistrello, oppure romantiche colombe lanciate in volo da Juliette che dichiara il suo amore a Roméo dal suo balcone di metallo decorato.

Insomma potremmo dire che il ciclo iniziato a giugno con la nuova produzione ‘tecnologica’ di Aida si chiude con questa messa in scena altrettanto avveniristica, e se vogliamo un po’ kitsch, che vede le scene di  Edoardo Sanchi ed i costumi di  Silvia Aymonino intrecciarsi in un misto tra reminescenze rinascimentali per fogge, ed uno sguardo al futuro per i materiali ed i colori estremamente vividi. Difatti, il tutto è sostanzialmente incentrato su di una impalcatura cilindrica di metallo, che si apre all’occorrenza, sulle cui scale interne salgono e scendono le comparse ed il coro, così come in salita e poi in caduta libera sono i destini delle famiglie dei Montecchi e dei Capuleti.

I tanti personaggi che popolano l’opera francese hanno conquistato e convinto, su tutti la bella prova dei due amanti per eccellenza.

Juliette è la frizzante Marina Rebeka. Il suo personaggio è leggiadro come si conviene ad una giovane nel fiore degli anni, che con la sua voce fresca ed armonica, dolcemente acuta e rotonda, si muove sul palco con sicurezza e convinzione.

L'altro grande protagonista, Francesco Demuro, appartiene a quella categoria di tenori che conquistano alla prima emissione vocale. Il suo porsi con semplicità e partecipazione viva agli eventi, l’espressività nel volto che ne consegue, e la delicatezza del suo canto, grazie alla setosità del suo timbro vocale, ne fanno un Romeo centrato ed incisivo.

Sanya Anastasia è una Gertrude autoritaria, forte anche di un timbro vocale scuro e di corpo, così come il baritono Enrico Marruccisvolge autorevolmente il ruolo del genitore Capulet, austero e decisionista, sottolineato da una voce piena e di spessore.

Il trio di compagni che contorna e complica la storia di Romèo e Juliette con le sue brighe non è da meno: bene per interpretazione e discreta esecuzione canora, rispettivamente Paolo Antognetti nelle vesti di Tybalt, Michael  Bachtadze, ossia Mercutio, e Francesco Pittari, alias Benvolio.

Nel ruolo di Stèphano è il mezzosoprano Nino Surguladze. Se ben caratterizza il ruolo del paggio dal bel caratterino, tende ad offuscare il bel colore della sua voce, cantando un po’ troppo in gola le note gravi.  Ben figurano Giorgio Giuseppini, come Frère Laurent e Deyan Vatchkov, un corretto Duc de Vérone.
Completano il ricco cast il Pâris di Nicolo' Ceriani ed il buon Grégorio di Dario Giorgelè.

L’opera di Gounod è stata degnamente diretta dal Maestro Marko Letonja, che torna dopo diversi anni dal debutto alla testa dell’orchestra dell’Arena. La sua direzione è puntuale, concreta, in armonia con i cantanti e perfettamente in complicità con la buca. Legge la partitura con sensibilità, sottolineando con la giusta enfasi le poesia insita nelle note stesse.
Bene il coro diretto da Armando Tasso, che nella particolare disposizione raggruppata sull’impalcatura, trova corpo e volume esaltati dal feeling con l’orchestra. Come sempre bravi anche i ballerini preparati da Maria Grazia Garofoli.

Autentiche grida di apprezzamento alla coppia protagonista ed al direttore d’orchestra hanno aggiunto ulteriore approvazione agli applausi per tutto il cast. Una bella serata davvero per tutti, che speriamo abbia allietato anche gli animi degli ospiti delle zone terremotate, come sempre la musica può fare.
MTG

LA PRODUZIONE

Direttore d'orchestra
Marko Letonja
Regia
Francesco Micheli
Scene
Edoardo Sanchi
Costumi
Silvia Aymonino
Lighting designer
Paolo Mazzon
Coreografia
Nikos  Lagousakos

Direttore del coro                    Armando Tasso
Direttore del corpo di ballo    Maria Grazia Garofoli

GLI  INTERPRETI
Juliette
Marina Rebeka
Stèphano
Nino Surguladze
Gertrude
Sanya Anastasia
Roméo
Francesco Demuro
Tybalt
Paolo Antognetti
Benvolio
Francesco Pittari
Mercutio
Michael  Bachtadze
Pâris
Nicolo' Ceriani
Grégorio
Dario Giorgelè
Capulet
Enrico Marrucci
Frère Laurent
Giorgio Giuseppini
Le duc de Vérone
Deyan Vatchkov

ORCHESTRA, CORO, CORPO DI BALLO E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA








Foto Ennevi